Assegno di disoccupazione: chi ne beneficia e come richiederlo

Decreto Ministero, Lavoro e politiche sociali 29/10/2015 , G.U. 18/01/2016

L'ASDI e' erogato mensilmente a decorrere dal giorno successivo a quello del termine di fruizione della NASpI per una durata massima di sei mesi.

Qualora il lavoratore abbia gia' fruito dell'ASDI nei 12 mesi precedenti il termine di fruizione della NASpI, l'ASDI e' erogato per una durata massima pari alla differenza tra 6 mesi e la durata dell'ASDI fruito in tale periodo di tempo e comunque per un numero massimo di mesi pari alla differenza tra 24 e i mesi di ASDI fruiti nei 5 anni precedenti il termine di fruizione della NASpI.


E' quanto prevede il D.M. Lavoro 29 ottobre 2015 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 18 gennaio 2016, n. 13) recante Attuazione dell'articolo 16, comma 6, del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, in materia di assegno di disoccupazione (ASDI).

L'importo dell'ASDI e' pari al 75 per cento dell'ultima indennita' NASpI percepita, e, comunque, in misura non superiore all'ammontare dell'assegno sociale, di cui all'art. 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335.

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Circolazione stradale: i chiarimenti su divieto di fumo, Rc auto e revisione

Ministero dell'Interno, circolare 11/02/2016 n° 300/A/1001/16/101/3/3/9

Pubblichiamo il testo della circolare n. 300/A/1001/16/101/3/3/9 dell'11 febbraio 2016, con la quale il Ministero dell'Interno illustra alcune novità introdotte in tema di circolazione stradale dal decreto legislativo n. 6/2016 e dalla Legge di Stabilità 2016.

Si tratta, in particolare, del divieto di fumo in auto e di ulteriori casi di infrazioni stradali accertabili mediante dispositivi di controllo da remoto; fra queste la mancanza di copertura assicurativa e l'omessa revisione dei veicoli.

Divieto di fumo in auto

Il d.lgs. n. 6/2016 ha esteso il divieto di fumo al conducente e ai passeggeri a bordo di autoveicoli (in sosta o in movimento), in presenza di minori di anni 18 e di donne in stato di gravidanza. 

Il divieto riguarda solo gli autoveicoli di cui all'art. 54 del Codice della Strada, con esclusione quindi di ciclomotori e motoveicoli anche se dotati di carrozzeria chiusa. 

In caso di violazione si applica la sanzione da 27,50 a 275,00 euro, raddoppiata quando la violazione avvenga in presenza di una donna in evidente stato di gravidanza o davanti a bambini fino a 12 anni di età. 

La procedura applicabile è quella prevista dalla Legge n. 689/1981, come ridefinita in base all'accordo in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni del 16 dicembre 2014 (v. allegato alla circolare).

Nuovi casi di accertamento da remoto delle violazioni

La Legge di Stabilità 2016, modificando l'art. 201, comma 1-bis, Codice della Strada, ha introdotto nuove ipotesi nelle quali è consentito l'accertamento da remoto delle infrazioni, cioè senza contestazione immediata:

  • mancanza di revisione (art. 80);
  • mancanza di copertura assicurativa (art. 193);
  • sovraccarico dei veicoli (art. 167).

Per l'accertamento di queste violazioni occorrono apparecchiature espressamente approvate a tale scopo. 

Per la mancanza di copertura assicurativa comunque resta ferma la possibilità di utilizzare dispositivi approvati per l'accertamento di altre violazioni (es. dispositivi di controllo della velocità, dell'accesso in ZTL, attraversamento di intersezioni semaforizzate ecc.).

Il Ministero ricorda infine che, in caso di stipula a distanza dei contratti di assicurazione Rc auto, la trasmissione del certificato assicurativo avviene su supporto cartaceo tramite posta oppure, se il contraente ha dato il consenso, anche tramite posta elettronica. In questa seconda ipotesi, in caso di controllo su strada il conducente non potrà più esibire il certificato assicurativo originale in formato cartaceo; al riguardo il Ministero si riserva di fornire direttive dopo i necessari chiarimenti con l'IVASS (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni).

 notizia pubblicata su Altalex, 18 febbraio 2016

Stipendi: addio ai pagamenti in contante

Stipendi: addio ai pagamenti in contante

La legge di bilancio 2018 stabilisce definitivamente il divieto per il datore di lavoro di corrispondere la retribuzione in contanti direttamente al lavoratore

Non sarà più possibile, per il datore di lavoro, pagare al dipendente lo stipendio direttamente in contatti, ma sarà necessario utilizzare strumenti alternativi oppure affidarsi a banche e poste.

Acquista ufficialità con l'approvazione definitiva della manovra di bilancio 2018 (per approfondimenti: Manovra 2018 è legge: dalle pensioni agli avvocati, le novità) la misura tesa a salvaguardare i lavoratori dalla pratica delle "buste paga false" perpetrate da molte aziende.

Un'abitudine costata cara a molti dipendenti che si erano visti spesso costretti dal proprio datore di lavoro a firmare una busta paga a importo pieno, nonostante gli venissero poi corrisposte in contanti somme inferiori ai minimi previsti dai contratti collettivi, dietro minaccia di licenziamento (per approfondimenti: Stipendi: addio contante).

Stipendi: niente più pagamenti in contanti

La legge di bilancio stabilisce a chiare lettere che i datori di lavoro o committenti non potranno corrispondere la retribuzione per mezzo di denaro contante direttamente al lavoratore, qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro instaurato.
 
Per "rapporto di lavoro" rilevante ai sensi della menzionata disposizione, si intende ogni rapporto di lavoro subordinato di cui all'art. 2094 del codice civile, indipendentemente dalle modalità di svolgimento della prestazione e dalla durata del rapporto, nonché ogni rapporto di lavoro originato da contratti di collaborazione coordinata e continuativa e dai contratti di lavoro instaurati in qualsiasi forma dalle cooperative con i propri soci.
Viene precisato, inoltre, che la firma apposta dal lavoratore sulla busta paga non costituisce prova dell'avvenuto pagamento della retribuzione.
 
Il divieto e i nuovi obblighi, invece, non troveranno applicazione nei rapporti di lavoro instaurati con le pubbliche amministrazioni (art. 1, comma 2, d.lgs. n. 165/2001), ai rapporti di lavoro domestico (legge n. 339/1958), né a quelli comunque rientranti nell'ambito di applicazione dei contratti collettivi nazionali per gli addetti a servizi familiari e domestici, stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale.
 
Stipendi: le modalità di pagamento ammesse
 
A far data dal 1° luglio 2018 i datori di lavoro o committenti dovranno corrispondere la retribuzione ai lavoratori, nonché ogni anticipo di essa, attraverso una banca o un ufficio postale con uno dei seguenti mezzi:
a) bonifico sul conto identificato dal codice IBAN indicato dal lavoratore;
b) strumenti di pagamento elettronico;
c) pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale dove il datore di lavoro abbia aperto un conto corrente di tesoreria con mandato di pagamento;
d) emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore o, in caso di suo comprovato impedimento, a un suo delegato.
 
In quest'ultimo caso, l'impedimento s'intende comprovato quando il delegato a ricevere il pagamento è il coniuge, il convivente o un familiare, in linea retta o collaterale, del lavoratore, purché di età non inferiore a sedici anni.
 
Sanzioni: fino a 5mila euro per i trasgressori
 
Al datore di lavoro o committente che viola l'obbligo di pagamento previsto, si applicherà la sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una somma da 1.000 euro a 5.000 euro.
 
Gli obblighi e le relative sanzioni previsti dalla legge si applicheranno a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della manovra di bilancio.

 

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Sede territoriale di SAN DONACI - BRINDISI SUD (BR) - coordinatore avv. Luca Cenerario -

Nell’ottica di un continuo miglioramento dei servizi e dell'assistenza offerta Consumitalia è lieta di comunicare che è operativa la nuova sede Territoriale di SAN DONACI - BRINDISI SUD (BR).

Pertanto tutti i cittadini della predetta località bisognosi di assistenza e tutela potranno recarsi presso la nostra nuova sede e fare affidamento sulle competenze dei nostri consulenti locali.

La sede territoriale è ubicata alla via San Pancrazio nr. 130, coordinata e rappresentata dall’avv. Luca Cenerario, specializzato nella tutela del consumatore.

La Sua esperienza è un “valore aggiunto” per Consumitalia che potrà esprimere tutta la propria forza estendendo la propria tutela in aree con un alto tasso di contenziosi territoriali.

L’apertura della sede territoriale di San Donaci - Brindisi sud è esplicativa della filosofia dell'associazione focalizzata sulla difesa del consumatore e sostenuta attraverso le competenze professionali dei propri rappresentanti.

La missione di Consumitalia è quella di porsi come nuova forma di difesa di tutti i consumatori al fine di garantire il rispetto dei diritti individuali e collettivi, farli applicare e osservare.

L’associazione offre, attraverso le sue sedi e sportelli in via di espansione sul Territorio Nazionale, consulenza e assistenza a tutela dei consumatori.

Consumitalia si avvale di esperti che curano e si occupano di tematiche specifiche per la difesa dei consumatori.

Pertanto diamo il benvenuto nel nostro Team al nostro nuovo referente: avv. Luca Cenerario, congratulazioni per questo nuovo traguardo.

Che sia la partenza di un percorso florido e duraturo.

 

Riferimenti e contatti

Sede Territoriale: SAN DONACI - BRINDISI SUD

Via San Pancrazio, 130 - San Donaci (BR) 72025

Coordinatore Territoriale: avv. Luca Cenerario

Contatti: +39 348 511 87 52

Mail: info.sandonaciQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  -  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Facebook: scatta la diffamazione aggravata per chi insulta in bacheca

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 8328/2016, ha confermato la linea dura nei casi di offese pubblicate sui social network

Che differenza c’è fra l’offesa arrecata a una persona tramite un "post" pubblicato sulla bacheca di Facebook e l'offesa a mezzo stampa? Nessuna sotto il profilo penale perché entrambe le condotte integrano il reato di diffamazione. A dirlo è stata la Corte di Cassazione con una recente sentenza, lan.8328/16 con cui tornata ad esprimersi su una questione di rilevante interesse nell'era del web 2.0. ossia quello della diffamazione a mezzo Facebook. Il reato di diffamazione disciplinato dall’595 codice penalepunisce chiunque, fuori dei casi in cui si configura il reato d'ingiuria, offende l'altrui reputazione comunicando con più persone; il 3^ comma della norma prevede come circostanza aggravante del reato l'offesa recata a mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità. La Suprema Corte ha statuito infatti che anche la rete di amicizie di Facebook ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone e di amplificare l'offesa in ambiti sociali allargati . Da ciò ne consegue cheper chi offende a mezzo Facebook può scattare sia il reato di diffamazione sia l’aggravante del mezzo di pubblicità perché il fatto viene commesso sfruttando la pubblicizzazione su un profilo di Facebook. 

Descrizione del caso sottoposto all’attenzione della Cassazione

La vicenda di cui si è occupata la Corte di Cassazione ha riguardato un caso di diffamazione aggravata ai danni dell’attuale presidente della Croce Rosa Italiana, Francesco Rocca, all’epoca dei fatti commissario straordinario della Cri. Un componente della stessa associazione, dissentendo da alcune scelte e iniziative adottate, aveva infatti diffuso ad ampio raggio su Facebook diversi post offensivitramite la bacheca, allegando anche una foto che ritraeva la persona offesa. Dopo la condanna da parte dei giudici di merito egli ha deciso di proporre ricorso per Cassazione sottolineando che le copie stampate delle pagine internet, allegate alla querela sporta dalla parte offesa, non offrivano da sole garanzie certe, né sull'autenticità e integrità dei messaggi, né sulla loro provenienza da un eventuale sito effettivamente intestato a lui. Gli Ermellini hanno però ritenuto non decisive le sue doglianze e si sono concentrati sulle funzioni e sulle possibili modalità di utilizzo diFacebook. Una delle quali può estrinsecarsi nella socializzazione da parte di gruppi di soggetti delle rispettive esperienze di vita, come è successo nel caso di specie. Viene a valorizzarsi in tali casi innanzitutto il rapporto interpersonale allargato ad un gruppo indeterminato di aderenti.

Funzione dei social media e reato di diffamazione aggravata

I giudici di legittimità hanno statuito quindi che pubblicare su un profilo di Facebook, una certa frase diffamatoria significa renderla sempre leggibile e condivisibile da più persone, che può essere più o meno ampia a seconda che il contenuto sia pubblico o riservato. Ne consegue che la pubblicazione di un commento offensivo su FB che realizzando di conseguenza la diffusione di esso, per la idoneità del mezzo a determinare la circolazione della frase tra un gruppo di persone, configura il reato aggravato di cui all’articolo 595 codice penale, 3^ comma. E ciò perché per la consumazione del reato è sufficiente raggiungere una pluralità di persone, da cui consegue un maggiore e più diffuso danno alla persona offesa. Insindacabile deve dunque ritenersi la decisione della Suprema Corte di condannare l’imputato alla pena di 1.500 euro di multa.

 

Truffe telefoniche: basta rispondere sì per cambiare contratto

Truffe telefoniche: basta rispondere sì per cambiare contratto

"Lei è la signora…" la mera risposta affermativa viene registrata e usata per simulare il consenso al cambio di gestore di luce o gas. L'allarme della Polizia.

Un semplice "si" può costare caro, magari scandito inconsapevolmente e automaticamente in risposta a una domanda banale del tipo "È lei il Sig. o la Sig.ra ...?". È questo ilmodus operandi di un sistema truffaldino individuato dalla Polizia di Stato che ne ha parlato sulla pagina Facebook "Una Vita da Social".

Come funziona la truffa ? 

Molti cittadini hanno segnalato di aver ricevuto strane telefonate da parte di società delle quali non vengono fornite generalità ben precise, interessate alle bollette di luce e gas; in realtà, tali contatti sono finalizzati a estorcere con l'inganno i dati necessari per effettuare un passaggio da un gestore all'altro, all'insaputa del titolare del contratto.
Chi contatta evidenzia al consumatore di aver riscontrato il pagamento di un prezzo troppo elevato per le bollette e, pertanto, assicura che dal mese successivo verrà attivata una tariffa più conveniente valida per tutto il 2016 e il 2017. Come fare? Basta solo fornire una bolletta e la truffa è servita: lo scopo, infatti, è quello di ottenere il numero di codice identificativo "Pod" per la bolletta dell'energia elettrica e "Pdr" per quella del gas.

Il consenso fornito con l'inganno

Questi codici rappresentano dati necessari per attivare il passaggio di gestore e possono essere anche forniti telefonicamente: il contratto, infatti, può essere stipulato per telefono e la registrazione della conversazione prova il consenso del cliente.

Consenso che viene fornito con un "Si" che è stato registrato a inizio telefonata rispondendo alla domanda "E' lei il signor/la signora…" e che poi viene usato per fingere l'assenso a un nuovo contratto mai chiesto.

Come difendersi ?

Sconfiggere l'istinto di rispondere con il fatidico "si" è difficile, ma con la dovuta attenzione è possibile giocare in anticipo, magari chiedendo all'operatore di identificarsi, per comprendere chi è che sta chiamando. Inutile aggiungere dinon fornire dati come POD e PDR al telefono se non si è sicuri di stare parlando con il proprio gestore.

Se, invece, è stato attivato un contratto per la fornitura di energia elettrica o gas mai richiesto, è possibile proporre apposito reclamo al fornitore per disconoscere la stipulazione, evidenziando di non aver mai acconsentito ad alcun cambio.

Inoltre, come disposto dalla c.d direttiva consumatori, d.lgs. n.21 del 21 febbraio 2014, il contratto concluso per telefono deve necessariamente essere confermato per iscritto.

Quando il contratto a distanza è concluso per telefono, il professionista deve confermare l'offerta al consumatore che sarà vincolato solo dopo aver controfirmato l'offerta o averla accettata per iscritto. 

La disposizione si applica anche ai contratti per la fornitura di acqua, gas, elettricità o teleriscaldamento: in caso di fornitura non richiesta, il consumatore è esonerato dall'obbligo di fornire qualsiasi prestazione corrispettiva.


Fonte: (www.StudioCataldi.it) 

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Cambio del gestore telefonico: Consumitalia spiega come impugnare e disconoscere i costi di disattivazione

Cambio del gestore telefonico: alcuni utenti si sono rivolti a Consumitalia per impugnare e disconoscere i costi di disattivazione

Quando un utente decide di cambiare operatore di telefonia stipula un contratto con un altro gestore. Quest’ultimo comunicherà al precedente operatore la volontà di recedere dal contratto e richiederà la migrazione del numero telefonico. Pertanto le uniche attività che consentono di “migrare” vengono svolte non dal vecchio operatore, bensì dal nuovo.

Nel caso di passaggio da un operatore telefonico ad uno nuovo e diverso i predetti costi non dovrebbero essere addebitabili, in quanto le attività di disattivazione della linea preesistente coincidono con le attività tecniche poste in essere per l’attivazione della linea presso il nuovo gestore. Pertanto se il costo non è giustificato, lo stesso andrebbe assimilato ad una penale occulta e pertanto la stessa non sarebbe dovuta.

Questi costi devono infatti essere reali e documentati ed è la compagnia telefonica che deve provarne l’esistenza, altrimenti non sono dovuti !! 

Nonostante dal 2007 la Legge Bersani ha vietato l’applicazione di ogni genere di penale, sia quella applicata a seguito della disdetta sia quelle per recesso anticipato, nel caso in cui si decida di cambiare operatore sono però addebitati generici costi da parte delle compagnie telefoniche. Infatti le penali che la Bersani avrebbe abolito sono tornate sotto forma di altre denominazioni: quelle che un tempo si chiamavano penali, oggi si chiamano costi di disattivazione.

Pertanto, nel caso di cambio del gestore e ricezione di una fattura recanti i costi di disattivazione o di migrazione, è opportuno inviare un reclamo scritto: contestando gli importi; chiedendo altresì di giustificare dettagliatamente i costi di disattivazione se e come effettivamente sostenuti (si ricorda che l’AGCOM ha concordato con gli operatori telefonici delle tabelle sui costi applicabili che devono essere chiari, trasparenti e indicati nelle relative CARTE dei SERVIZI di ciascun operatore). Nel caso in cui non vi sia fornito il dettaglio dei costi di disattivazione e/o il vecchio gestore telefonico non vi metta nella condizione di prenderne visione oppure non risponda al Vostro reclamo sarà necessario tutelerare i Vostri diritti nelle sedi ritenute più opportune. L’Autorità Garante delle comunicazioni (AGCOM) e diversi Co.re.com. si sono pronunciati a favore dei consumatori.

Per reclami e segnalazioni, inviate una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure potete recarVi presso le nostre sedi e fare affidamento sulle competenze dei nostri rappresentanti.
Per sapere dove siamo andate sul sitowww.consumitalia.it oppure cliccate sul seguente link:http://www.consumitalia.it/index.php/possibilita/legali-consulenti-e-sedi. I nostri esperti vi offriranno la consulenza in materia e vi aiuteranno con le richieste di rimborso.

www.consumitalia.it

 

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canone Rai 2016: PROROGA TERMINI INVIO AUTOCERTIFICAZIONE

canone Rai 2016: PROROGA TERMINI INVIO AUTOCERTIFICAZIONE

Canone Rai 2016: dichiarazione di non possesso della televisione o di avvenuto pagamento da inviare entro il 15 MAGGIO. 

Non più entro il 30 aprile per le comunicazioni con raccomandata a.r. e il 10 maggio per quelle online: tutte le autocertificazioni per non pagare il canone Rai relative al 2016, avranno, come termine massimo per l’invio, il 15 maggio prossimo. Una proroga decisa dal Ministero allo Sviluppo Economico perché, come ha sostenuto il sottosegretario “si vuole consentire a tutti i contribuenti di venire a conoscenza in modo corretto delle modalità e dei termini”. 

Il modello con l’autocertificazione è stato diffuso a fine marzo dall’Agenzia delle Entrate: la compilazione e spedizione è riservata non solo a chi non abbia un televisore in casa, ma anche alle famiglie con due contratti della luce intestati a soggetti diversi (per esempio: marito e moglie). Essa va inoltre spedita da chi, negli anni passati, aveva inviato la richiesta di suggellamento che ora, come noto, è stata abolita. L’invio dell’autocertificazione può essere fatta tramite invio telematico (anche a mezzo di professionista delegato), tramite l’applicazione web presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate o, in ultima analisi, con raccomandata a.r. inviata a “Agenzia delle entrate – Ufficio Torino 1 – Sportello abbonamenti TV – Casella postale 22 – 10121 Torino”.

TERMINI PERENTORI: in caso di mancato adempimento, il contribuente non avrà più la possibilità di dimostrare il contrario (ossia la non detenzione della tv) e, quindi, decadrà anche dal diritto di far ricorso al giudice nel caso di accertamento fiscale.

(fonte: laleggextutti)

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